Quando lo scorso 10 novembre la Segreteria del Dipartimento della P.S., dando seguito alle plurime denunce del Siulp sull’inidoneità delle sistemazioni fornite al personale in servizio fuori sede, con una nota (n. 555-DOC/C/DIPPS/FUN/CTR/5467-20) laconica ma assai puntuale, sul presupposto della persistenza dell’emergenza sanitaria ha auspicato l’individuazione di “sistemazioni alloggiative in camera singola, significando che l’eventuale utilizzo, in via residuale, di stanze doppie dovrà garantire spazi e metrature che consentano di rispettare il distanziamento sociale e di evitare il diretto contatto tra coloro che vi alloggiano”, ritenevamo di non dover più intervenire per rimediare a scabrose situazioni in cui, con manifesto disinteresse per la salute del personale, e con l’unica evidente preoccupazione di contenere le spese di impiego fuori sede, non solo la sistemazione in camera doppia era considerata l’opzione dominante, ma pure la qualità delle strutture era, a voler essere rispettosi della continenza espressiva, indecorosa.